Nel corso della due giorni promossa dall’Associazione ItaliaCamp in collaborazione con ANG “Promoting Social innovation. A European perspective”, alla quale hanno partecipato 22 organizzazioni provenienti da 16 paesi europei, si sono condivise le buone pratiche europee in ambito di innovazione sociale per agevolare la costruzione di una piattaforma internazionale nei differenti ambiti della social innovation: business, policy e advocacy. A chiusura dell’iniziativa è possibile affermare che la “social innovation” dipende principalmente da tre aspetti: le modalità di finanziamento, gli attori finanziabili e l’impact investing (come riscontro e output).
Relativamente alle modalità di finanziamento sono emersi tre casi particolarmente proficui: quello dell’italiana Oltre Venture, del fondo lituano SIF e dello strumento di finanziamento polacco Me You Us. Oltre Venture finanzia progetti innovativi che possano colmare il gap tra servizi pubblici, privati e welfare pubblico, agendo come partner delle organizzazioni sostenute, intervenendo nella definizione degli obiettivi e nel supporto organizzativo. Il fondo lituano SIF (Social Innovation Fund) ad oggi ha coinvolto più di 100 imprese, le principali municipalità lituane, un network di oltre 400 organizzazioni non profit e Università con lo scopo di finanziare progetti di pubblico interesse sui temi dell’inclusione sociale, dell’uguaglianza di genere e del miglioramento delle condizioni lavorative. Ancora, il polacco Me You Us ha presentato uno strumento di finanziamento basato sull’implementazione di modelli di partnership tra aziende profit e non profit legate dal concetto del social franchising.
Parlando di attori finanziabili è possibile affermare che la social innovation va oltre le imprese sociali e il mondo del non profit: infatti emerge sempre più il concetto di rete sociale in cui convivono realtà private, pubbliche e non profit. A diverso livello, quindi, i modelli europei creano relazioni tra diversi attori. E’ il caso della francese Make Sense, network di imprenditori e innovatori sociali che trovano in maniera collettiva soluzioni a modelli di business o prodotti delle startup che entrano nel network. Allo stesso modo l’Inglese Euclid Network annovera tra i suoi soci più di 5.000 contatti da oltre 40 paesi del mondo per costruire partnership pubblico private al fine di risolvere problemi di natura sociale. Ancora, il progetto danese TEPSIE promuove un percorso che unisce istituzioni, aziende di ricerca e sviluppo e società civile per capire le modalità attraverso cui far penetrare prodotti e servizi innovativi alle comunità di riferimento.
Relativamente al percorso di crescita della social innovation, gli attori europei hanno condiviso la necessità di un nuovo modello di finanza, basato non soltanto sul profitto economico, ma soprattutto sul ritorno sociale delle azioni finanziate, denominato impact investing. Nello specifico l’affermazione dell’impact investing a livello europeo necessita di un’infrastruttura basata su tre parametri condivisi: conoscenza (linguaggio e modelli comuni), domanda (bisogni nuovi o non soddisfatti) e mercato (finanziamenti pubblici e privati). Relativamente alla conoscenza, nel corso del barcamp europeo sono stati presentati due modelli: l’Indice di Social Innovation (ISI), teorizzato dal Centro di Ricerca di ItaliaCamp e Il progetto CRESSI (Creating Economic Space for Social Innovation) dell’Università di Oxford. L’ISI, nel dettaglio, propone un approccio che identifica i fattori economici e civili (tra cui, per esempio, indici di competitività territoriale, capitale sociale, cultura ambientale) che favoriscono la nascita di progetti di innovazione sociale sui territori: un termometro dell’innovazione sociale utile a guidare le azioni di policy making. Per quanto riguarda la domanda, è stato condiviso che per l’affermazione di un modello di finanza d’impatto è altrettanto necessario comprendere i bisogni sociali su cui concentrare sforzi economici e imprenditoriali. A tal fine sono emersi diverse proposte strutturate per l’analisi della domanda, tra cui il progetto viennese Social Innovation Drive e la mappatura portoghese delle imprese sociali, MIES. Relativamente al mercato dell’innovazione sociale, a livello europeo si conviene che il migliore assetto debba prevedere un cambio di paradigma volto a spostare l’attenzione dai bisogni di un singolo beneficiario a quelli della comunità collegata allo stesso, al fine di generare un impatto collettivo (from society to societal). In tal senso si inserisce la proposta di ItaliaCamp, per cui un modello virtuoso di impact investing dovrebbe misurare i benefici prodotti a livello di comunità – anziché di singoli – o all’interno di spazi di sperimentazione circoscritti, trovando, per esempio, nelle città metropolitane luoghi in cui testare nuove filiere collaborative e collettive. Approccio questo condiviso dal Comune di Torino che ha presentato il modello di sviluppo “Torino Social Innovation” e dal Comune di Milano con il progetto “Milano Smart City”.
Ass. ItaliaCamp
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